
Il sistema del commercio globale è “rotto”, c’è bisogno di una sua ridefinizione.
Non accennano a diminuire le difficoltà del commercio globale, da quando la guerra in Ucraina ha messo in crisi uno snodo fondamentale del commercio tra Oriente e Occidente. A ciò si sono aggiunti, nel corso dei mesi, i nuovi lockdown introdotti in Cina per combattere la ripresa del virus in diverse città, tra cui Shanghai e Pechino: lockdown che, secondo alcuni, i governanti cinesi, nascondendosi dietro la politica del Zero-Covid, avrebbero indetto surrettiziamente per imporre pressione ulteriore sulle economie occidentali, messe a dura prova dall’inflazione galoppante. Nonostante queste voci siano sempre più insistenti, gli USA, dopo essersi assicurati un nuovo patto economico-commerciale con alcuni paesi asiatici, sono pronti a discutere la cancellazione o quantomeno la rivisitazione dei dazi “punitivi” imposti da Donald Trump nei riguardi della Cina, nel corso della precedente amministrazione. Bisognerà vedere, inoltre, come potrebbe impattare sul commercio globale, un eventuale default della Russia: da molti pronosticato non è ancora avvenuto, ma mi pare ci si stia preoccupando poco di come gestirlo.
Un’incertezza testimoniata dall’andamento altalenante del Baltic Dry Index, che non raggiunge più i livelli altissimi di qualche tempo fa, ma continua ad avere oscillazioni, motivate dal verificarsi o meno di disruptions lungo le catene di rifornimento.

Le proposte di sanzioni ulteriori ai danni della Russia, ed un goffo tentativo europeo di bloccare le importazioni di gas e petrolio provenienti da Mosca, stanno causando un ulteriore rialzo dei prezzi delle due commodities più utilizzate. Le alternative cercate per diminuire l’influenza energetica russa non stanno dando i frutti sperati, anche se è risaputo che ci sarà bisogno di tempo.


Al netto delle valutazioni differenti su quanto sta accadendo, c’è la consapevolezza che il mercato globale, il commercio globale, si siano “rotti”. C’è la necessità di ripensare una nuova architettura del commercio che sappia coniugare scenari internazionali e esigenze domestiche. Nearshoring, accorciamento delle catene logistiche, individuazione di nuovi fornitori, accelerazione dei processi di digitalizzazione e trasformazione energetica sono tutti processi che portano verso nuovi ambiti. Dobbiamo solo sperare che la direzione scelta sia giusta.
Danilo Giordano
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