
Siamo in un periodo in cui ogni deviazione dalla direzione standard provoca immediati turbamenti.
Non si approssima la fine di questo conflitto tra Russia e Ucraina e nemmeno diminuiscono i problemi che tale catastrofico evento ha generato. Se aggiungiamo che dopo due anni di pandemia e con un conflitto in corso, ogni piccola deviazione dalla direzione standard provoca immediati turbamenti al commercio globale. In questo periodo ogni dichiarazione di Putin, ogni risposta piccata della UE, ogni riaffermazione di potenza statunitense, ogni accenno di protesta di nazioni periferiche, generano incertezza e con essa preoccupazione che si riflette sui mercati e sul commercio globali. Viviamo tempi difficili e il futuro non sembra promettere nulla di buono.
A farne le spese è innanzitutto il Baltic Dry Index, il quale risente, oltre che delle tensioni generali, anche dei nuovi lockdown cinesi a Shanghai e Pechino. Una crisi che richiederebbe risposte globali coordinate, ma di questi tempi il coordinamento non è proprio di moda. Ed è così che il Baltic Dry Index, che nei mesi precedenti si era tenuto a livelli bassi, riprende a salire, mostrando plasticamente le tensioni del commercio globale.

L’incertezza generale si ripercuote, ovviamente, sul prezzo del petrolio che si riporta a nuovi livelli massimi dell’ultimo mese, diversamente da quanto previsto dalla IEA che prevedeva un graduale calo del prezzo, a seguito del rilascio delle riserve energetiche e del blocco del commercio cinese causa Covid.

Comportamento analogo a quello del petrolio lo si ritrova sul gas, il quale subisce una maggiore influenza dall’andamento del conflitto in Ucraina, con i paesi europei in difficoltà nell’approvare misure sanzionatorie nei confronti di Mosca, la quale, invece, ha deciso di tagliare i rifornimenti nei confronti di Polonia e Bulgaria. Europa che è in difficoltà anche nella ricerca di fornitori energetici alternativi che possano subentrare in maniera veloce a quelli russi.

Danilo Giordano
Categorie:Political Risk