La fine del denaro facile

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FED e Bank of England vogliono tassi più alti, la BCE si adeguerà.


E’ difficile fornire aggiornamenti costanti e significativi su una guerra che procede lentamente come quella che contrappone Russia ed Ucraina. Non era nelle intenzioni di Mosca, come sostengono numerosi analisti, intraprendere tale sforzo militare per un tempo troppo prolungato, ma la resistenza ucraina all’aggressione russa si è rivelata più efficace del previsto. Probabilmente nei prossimi giorni i russi riusciranno a liberare le acciaierie di Azovstal a Mariupol, dove si sono asserragliati numerosi combattenti ucraini, ma il loro tentativo dura da diverse settimane. Le difficoltà riscontrate a Mariupol, alla quali hanno contribuito gli invii consistenti di armamenti e munizioni da parte di Stati Uniti e paesi europei alle truppe ucraine, non sono un buon segnale per il prosieguo del conflitto, né per il morale delle truppe schierate sul campo. Non è nemmeno troppo alto il morale sul fronte europeo, dove si cerca di trovare un’unità di intenti per il sostegno all’Ucraina, ma anche un percorso comune netto per diminuire l’eccessiva dipendenza dai rifornimenti energetici russi di petrolio e gas. Si potrebbe quasi dire che l’aggressione russa all’Ucraina abbia aperto gli occhi a diverse cancellerie europee sulla questione energetica, spingendole a ricercare complessi percorsi per uscire da una situazione oramai insostenibile.

L’unità del fronte anti russo è posta, però, continuamente in discussione, ovviamente volendo considerare l’esistenza reale di tale fronte, considerato che nella realtà dei fatti le posizioni sono molto più diversificate e rispecchiano in toto la complessità dello scenario globale. L’opposizione di Ungheria e Slovacchia alla decisione UE di cessare completamente la dipendenza dal gas russo entro la fine del 2022, pone un serio rischio all’unità del fronte europeo, laddove la Germania, al pari di Budapest e Bratislava con forti connessioni con Mosca, ha accettato tale soluzione dopo molti tentennamenti. Non ci saranno decisioni facili da prendere al riguardo e, al netto della volontà di mantenersi uniti, avranno molta influenza anche le opinioni interne ed eventuali appuntamenti elettorali a cui ogni singola nazione, interessata dalle vicende ucraine, andrà incontro. Le recenti elezioni locali in Gran Bretagna hanno consegnato la netta affermazione dei Laburisti, i quali hanno sottratto alcuni capisaldi ai Conservatori: l’affermazione dei Labour, però, è più da attribuire alla questione del Party Gate di Boris Johnson (le feste che il premier organizzò nonostante fossero proibite dalle leggi legate alla diffusione del Covid) che alla netta contrapposizione britannica all’aggressione russa ai danni dell’Ucraina. Ciò che appare, però, evidente è che le opinioni pubbliche occidentali appaiono molto divise sulla questione Ucraina-Russia, segno che le quinte colonne russe abili a diffondere notizie false e tendenziose hanno costruito alleanze ed apparati di sostegno importanti.

La questione ucraina si intreccia, come riporto da mesi, con altre questioni, direttamente o indirettamente ad essa legate, che rendono lo scacchiere globale pervaso da un senso di insicurezza e nervosismo. Le supply chain globali non hanno ancora smaltito il carico derivante dalle numerose disruptions derivanti dalla diffusione del virus che altri lockdown, concentrati questa volta in Cina, a Shanghai e Pechino, ne mettono nuovamente in discussione la ripresa di un funzionamento regolare. Le tensioni intorno alle quotazioni delle commodities, così come il rialzo dei prezzi di diverse materie prime, generano enormi difficoltà nelle popolazioni e nei governi che cercano di attuare politiche che riescano a calmierare la situazione. La riuscita di tali politiche dipenderà dalla capacità di trovare soluzioni intelligenti e creative ad una situazione che si annuncia sempre più catastrofica, man mano che il tempo trascorre. In questo momento, sono le Banche centrali le istituzioni chiamate a dare un risposta forte, di impatto, dato che le previsioni di alcuni analisti economici parlano di un’inflazione che potrebbe raggiungere anche un livello del 10%. Sono corse immediatamente ai ripari la Federal Reserve statunitense e la Bank of England, che hanno alzato i loro tassi di interesse, rispettivamente, di mezzo punto e di un quarto di punto, portandoli all’1%. Una decisione che spingerà anche la Banca Centrale Europea ad alzare il proprio livello dei tassi, nella prossima riunione di luglio. Non l’hanno presa bene i mercati, che hanno punito i principali listini, con gli operatori scontenti di dover ormai perdere il beneficio di avere denaro facile, a costi irrisori. Ma, è l’economia, bellezza!

Danilo Giordano

Categorie:Political Risk

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