Niente panico. Per il momento.


La variante Omicron ha creato da subito scompiglio, ma è la scienza che deve rivelarci la sua pericolosità. La politica ha l’obbligo di occuparsi d’altro.


La variante Omicron del coronavirus ha gettato nel panico mercati e politiche nazionali. A molti sembrava di essere a tanto così dall’aver risolto il problema pandemico, quando è giunta la notizia dell’esistenza di questa variante più contagiosa delle precedenti. C’è da dire che al momento non esistono prove scientifiche che Omicron sia più contagiosa delle altre varianti e che sia capace di eludere le protezioni erette dalla diffusione, più o meno globale, della vaccinazione. Di fatto, come avevo anticipato la settimana scorsa, a poco sono servite le misure intraprese dagli Stati per evitarne la diffusione: casi di pazienti sui quali è stata riscontrata questa nuova variante sono stati individuati un pò ovunque e, in breve tempo, la sua diffusione aumenterà in maniera esponenziale. Lungi da me voler assumere la postura del virologo che tanto va di moda, ma il virus è così che si comporta, si propaga dovunque e fino a quando trova un corpo nel quale andare ad abitare; è la sua natura. Allo stesso modo bisogna essere cauti sui suoi possibili effetti, lasciamo agli scienziati il compito di studiare Omicron e di capire se è necessario apportare cambiamenti alle misura sinora intraprese e modifiche alla costruzione del vaccino. Difficilmente questa nuova variante renderà totalmente inefficace i vaccini sinora prodotti e inoculati, probabilmente ci sarà un aumento percentuale dei casi di positività al virus, ma la diffusione più ampia possibile della vaccinazione è ancora la contromisura migliore.

La diffusione della variante Omicron e il contemporaneo rilascio di qualche dato economico non sempre esaltante, hanno creato qualche scompiglio sui mercati e generato nuove incertezze. Non sembrano risolversi le problematiche logistiche e i colli di bottiglia generati indirettamente dalla pandemia, l’inflazione da transitoria è diventata fenomeno contingente, mancano lavoratori in numerosi settori, i prezzi delle materie prime sono alle stelle. Il nostro Natale non dovrebbe essere in pericolo, ma l’anno nuovo sarà tutt’altro che una passeggiata, nel caso queste criticità dovessero perdurare. Le stime di crescita economica cambiano continuamente, a seconda delle evoluzioni, ed è pertanto difficile fare delle valutazioni sul futuro, senza correre il rischio di essere smentiti nel giro di qualche giorno. L’Economist questa settimana ha parlato dell’esistenza di tre minacce alla crescita globale: la variante Omicron, la stretta monetaria statunitense, il rallentamento della crescita cinese. Un punto di vista ampiamente condivisibile, principalmente basato sulle “prestazioni” dei due giganti economici Cina e USA, ma al quale, a mio modesto parere, bisogna aggiungere una serie di crisi locali che permetterebbero di rendere più fluida un’eventuale crescita economica globale: risoluzione dei conflitti UE-UK legati alla Brexit, crisi Ucraina, nucleare iraniano, pacificazione del Medio Oriente, lira turca.

In tutto questo si inserisce e ne complica i risultati, l’ormai acclarato scontro tra Cina e USA. La relazione tra Washington e Pechino procede a sbalzi, tra improvvise reprimende reciproche e subitanee dichiarazioni distensive. Il rapporto tra i due giganti economici, politici e strategici è e sarà sempre più complicato negli anni a venire, troppi sono i punti di conflitto, e saranno sempre di più nel corso dei prossimi anni. Il test del missile ipersonico cinese è stato definito da diversi commentatori statunitensi come uno “Sputnik moment” ovvero un evento che testimonia il raggiungimento di un progresso tecnologico inaspettato da parte del rivale strategico. E’ difficile dire se sia realmente così, considerato che nel campo militare lo strapotere USA è ancora piuttosto rilevante, ma sicuramente il lancio di questo missile ipersonico certifica gli enormi progressi compiuti da Pechino in ambito militare. Un libo molto interessante rilasciato quest’anno, scritto in forma di romanzo ma aderente alla realtà, ha previsto per il 2034 uno scontro tra le due potenze globali. La storia dimostra che le pandemie hanno sempre generato grandi sconvolgimenti sociali e politici. E’ difficile prevedere cosa accadrà stavolta, perché siamo di fronte ad un mondo più connesso ed interdipendente rispetto al passato. Il 2034 potrebbe essere uno scenario troppo ottimistico.

Danilo Giordano

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