La notizia dell’accordo in via di definizione tra Naftali Bennett e Yair Lapid, esponenti di due schieramenti molto diversi, per la creazione di un governo di unità, ha scosso l’ambito politico israeliano. Lo scossone deriva dal fatto che dopo aver governato il paese per 12 anni, alla quarta tornata elettorale in due anni, il kingmaker della politica israeliana Benjamin Netanyahu potrebbe, stavolta, rimanere fuori dalla contesa. E chissà che la contorta unione tra Bennett e Lapid non sia soltanto un pretesto temporale per far sì che Netanyhau sia finalmente sottoposto al processo per corruzione che lo attende da anni. Il tutto è ancora condito dalla condizionalità, dato che le numerose forze politiche comprese e compresse in questo accordo politico devono ancora tutte formalmente aderire. Così come lastricata di condizionalità è la strada della Cina che si appresta a consentire alle coppie sposate di poter avere tre figli. Si tratta del rinnego della storica politica del controllo delle nascite perpetrata da Pechino, che ora si vede costretta a prendere questa decisione, temendo che la demografia non possa più sostenere la sua tumultuosa crescita. Ma la concessione sul terzo figlio implica, innanzitutto, la messa in pratica di politiche per la famiglia che non si sa se il governo sia in grado di sostenere. Potrebbe, inoltre, essere troppo tardi per una decisione del genere, considerato che la popolazione cinese si avvia, velocemente, verso un progressivo invecchiamento, facendo avverare così la profezia del “growing old before getting rich”.
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