Back and forth #28

Guardare indietro per andare avanti…

La diffusione del virus sembra non conoscere ostacoli e si diffonde in quei paesi dove, nella fase iniziale, sembrava non aver attecchito. Al momento, secondo il conteggio effettuato dalla John Hopkins University, il numero dei positivi al virus ha oltrepassato la cifra dei 12,5 milioni, mentre i decessi sono arrivati a quota 560 mila. Nelle aree colpite per prime dalla diffusione del virus piccoli focolai continuano a verificarsi, ma la diffusione in paesi meno “preparati” comincia a preoccupare: l’India ha ormai sorpassato la Russia per numero di casi registrati, mentre Australia e alcuni stati americani hanno dovuto reintrodurre misure restrittive a causa dell’eccessivo aumento di casi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha nuovamente sollecitato la comunità internazionale a non sottovalutare l’emergenza, mantenendo in essere le misure igieniche e di distanziamento prescritte. L’atteggiamento dell’OMS e la sua eccessiva vicinanza alle posizioni cinesi sono alla base della decisione dell’amministrazione Trump di uscire dall’organizzazione a partire dal 6 luglio 2021. Una decisione che è stata molto criticata dalla comunità internazionale, ma che si inscrive nell’alveo di una politica estera isolazionista predicata dal presidente statunitense, così come nel dibattito che porta alle elezioni presidenziali di novembre. Nel frattempo, uno dei protagonisti in negativo della vicenda Covid-19, ovvero il presidente negazionista brasiliano Jair Bolsonaro, ha comunicato di aver contratto il virus e che ha iniziato una cura a base di idrossiclorochina, come suggerito dal suo amico Donald Trump.

Rischio o Risiko politico?

Proteste. Una delle conseguenze indirette dell’epidemia da Covid-19 è la manifestazione del dissenso popolare per il protrarsi delle misure restrittive, colpevoli di generare danni economici e peggiorare la situazione difficile delle classi medio-basse della popolazione. In Serbia, la decisione del neo-rieletto presidente Vucic di istituire un coprifuoco è stata la scintilla che ha provocato la forte reazione popolare. Sul banco degli imputati c’è il presidente Vucic ed il suo governo, accusato dai manifestanti di gestire la situazione a proprio piacimento, utilizzando il puro calcolo politico ai fini della propria rielezione. I manifestanti, nei quali non è possibile riconoscere un leader né un gruppo politico prevalente, sono riusciti ad entrare nel parlamento serbo, minacciando di voler porre fine alla tirannia di Vucic. Ma la Serbia non è l’unico paese in cui si protesta: il protrarsi delle misure di contenimento e distanziamento legate alla diffusione del virus, stanno mettendo a dura prova le economie di molti paesi, in particolare quelli che erano già in difficoltà in precedenza. E’ il caso delle proteste che vanno avanti da diverse settimane in Libano, dove la crisi pandemica ha acuito le difficoltà politiche ed economiche de paese dei cedri, oppure di quelle in Argentina alla prese con l’ennesimo default della sua storia. Sembrano prettamente legate a motivi politici, invece, le rinnovate proteste in Repubblica Democratica del Congo e Mali, paesi nei quali la governance non è mai stata molto trasparente.

APPROFONDIMENTO: Serbia coronavirus protests: four key questions answered

La riconversione di Hagia Sophia. Ne avevo già parlato la settimana scorsa ed ora è ufficiale: Hagia Sophia diventerà una moschea. Il Consiglio di Stato turco ha dichiarato illegale la trasformazione di Hagia Sophia in museo, operata nel 1934 da Kemal Ataturk, ed il presidente Erdogan non ha perso un momento per dichiarare la sua riapertura al culto islamico. Subito sono arrivate le condanne e le manifestazioni di contrarietà da parte della comunità internazionale: la chiesa ortodossa,la chiesa cattolica, l’Unione Europea, gli USA hanno tutti condannato la decisione, mentre l’UNESCO ha comunicato che potrebbe rivedere la qualifica di patrimonio dell’umanità conferito ad Hagia Sophia nel 1985. Ma Erdogan prosegue dritto per la sua strada, come ha già dimostrato in altre occasioni, e ribadisce il carattere interno della questione, minacciando chiunque voglia condizionare la decisione sovrana della Turchia.

APPROFONDIMENTO: World reacts to Turkey reconverting Hagia Sophia into a mosque

La vittoria dei “frugali”. Non poteva mancare il solito aggiornamento sull’Unione Europea, dove questa settimana si è giocata una partita importante per il riposizionamento e la ridefinizione degli equilibri all’interno dell’organizzazione comunitaria. In seno alla UE si è votato, infatti, per una delle posizioni più importanti, ovvero quella di presidente dell’Eurogruppo: è stato eletto l’irlandese Paschal Donoghoe. Alle nostre latitudini, e non solo, il nome di Donoghoe non dice niente, e siamo tutti un pò giustificati in questo. La sua elezione, però, significa molto perché Donoghoe era il candidato di quel gruppo di paesi etichettato come “frugali” (paesi baltici, scandinavi, nord europa) in opposizione ai paesi del sud Europa che sostenevano la spagnola Nadia Calvino. L’elezione di Donoghoe è importante innanzitutto perché segnala una sconfitta per Francia e Germania, che avevano pubblicamente appoggiato Calvino, nonché un’incognita sul futuro dei paesi più indebitati, che chiedevano politiche post-Covid più “assistenziali”. Vedremo se e come la sua elezione influenzerà il prossimo Consiglio Europeo del 17-18 luglio.

APPROFONDIMENTO: Ireland wins euro zone’s top job in blow to high indebted nations

Un’economia omnicomprensiva

Uber si allarga. Uber ha comunicato di aver ultimato l’acquisizione della compagni di food-delivery Postmates per 2.65 miliardi di dollari (in azioni). E’ un passo importante che unisce la quarta compagnia statunitense di food-delivery con Uber Eats, nonostante dalla casa madre hanno rivelato che vorrebbero lasciare autonomia a Postmates, incrementandone l’efficienza e la profittabilità. Uber era già stato in trattativa per acquistare la compagnia di food-delivery Grub-hub, ma l’eccessivo tentennamento ha poi fatto arenare la cessione. L’acquisizione di Postmates è motivata dalla volontà di Uber di voler differenziare il proprio settore di riferimento, anche a seguito delle evidenza commerciali che hanno fatto seguito alla pandemia: nel corso del periodo critico dello sviluppo della pandemia, la parte di Uber dedicata al servizio trasporti ha perso circa l’80% del suo fatturato, mentre quella legata al food delivery ha avuto un incremento di oltre il 50%.

Futuro di scontro o di cooperazione?

La delicata situazione che si sta delineando ad Hong Kong rappresenta una minaccia seria per i progetti cinesi di affermazione della propria identità e della ridefinizione dei propri confini. Una settimana dopo l’approvazione di una controversa legge sulla sicurezza ad Hong Kong, Pechino ha inaugurato il nuovo quartier generale per i propri servizi di sicurezza sull’isola, ora autorizzati ad indagare tutti i crimini contro la sicurezza nazionale. Sul fronte dello scontro con l’India lungo la Galwan Valley, invece, Pechino ha ritirato un parte del proprio contingente, in una mossa necessaria a stemperare le tensioni con New Delhi. Più delicata di tutti, in questo momento, è la posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel, chiamata ad un compito difficile, essendo iniziato il semestre tedesco di presidenza UE, ovvero risollevare le sorti di un’Unione Europea, condannata all’irrilevanza, se non alla scissione, qualora non riuscisse e risolvere i suoi problemi interni.

APPROFONDIMENTO: Merkel faces a historic test of leadership that will shape Europe’s future after coronavirus

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