All’inizio del 2020 il World Economic Forum, ha creato un nuovo indice, inteso a misurare la mobilità sociale, chiamato Global Social mobility Index. L’assunto di base della prima edizione di questo report è che molte economie non riescono a garantire ai loro cittadini la possibilità di migliorare la propria condizione sociale che, in casi sempre maggiori, rimane la medesima sin dalla nascita. É un problema importante che assilla le società moderne, nelle quali il capitale umano rappresenta oramai il fattore principale di crescita. Una scarsa mobilità sociale, unita all’ineguaglianza delle opportunità, genera notevole freno allo sviluppo, rendendo evidente che da un aumento di mobilità ne deriverebbe un sicuro aumento della crescita economica. Il Global Social Mobility Index classifica 82 economie e fornisce uno strumento importante per migliorare la mobilità sociale e promuovere uguali opportunità economiche alla popolazione. La mobilità sociale, intesa come la capacità di un individuo di migliorare la propria condizione rispetto a quella dei genitori, può essere misurata attraverso la valutazione di diversi ambiti, che vanno dalla salute all’educazione, passando per il reddito. L’indice del WEF rivela che sono pochi i paesi che possiedono le giuste condizioni per garantire la mobilità sociale, mentre molti paesi hanno performance negative soprattutto in quattro aree: reddito, protezione sociale, condizioni di lavoro e apprendimento continuo. I paesi nordici sono quelli al vertice della classifica, con la Danimarca in testa, seguita da Finlandia, Norvegia, Svezia ed Islanda, mentre tra le economie del G7, la Germania si piazza all’11esimo posto, la Francia al 12esimo, il Canada al 14esimo, il Giappone al 15esimo, la Gran Bretagna al 21esimo, gli Stati Uniti al 27esimo, infine l’Italia al 34esimo.
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