Il Lowy Insitute ha pubblicato lo scorso 29 maggio a Singapore l’Asia Power Index, report annuale nel quale vengono analizzati 25 paesi asiatici relativamente al loro potere, ovvero cosa hanno e cosa fanno con ciò che hanno. Nel corso dell’edizione del 2019 sono stati analizzati circa 126 indicatori, suddivisi per otto misure tematiche del potere, ovvero circa 30.000 dati coinvolti. Sono cinque le sentenze principali che l’Asia Power Index lascia ad analisti, studiosi o anche solo curiosi della materia. Innanzitutto gli USA sono ancora la potenza dominante nel continente asiatico, benché il distacco con la potenza emergente cinese si sia ridotto notevolmente. Gli Stati Uniti risultano primi molte delle misurazioni effettuate, con particolare rilevanza per l’ambito militare e quello culturale. L’avanzata della Cina è indubitabile e sempre più incalzante, benché il gigante orientale sconti ancora qualche deficit in ambito politico e militare. Al terzo posto di questa speciale classifica si posiziona il Giappone che è diventato il campione dell’ordine liberale in Asia, soprattutto dopo che il premier Shinzo Abe ha rivitalizzato il Trans Pacific Partnership, mentre al quarto posto c’è l’India che continua a scontare una mancanza di influenza, mentre aumenta il suo peso economico. La strategia nucleare della Corea del Nord gli ha permesso di guadagnare cinque posizioni nell’Asia Power Index, assestandosi così al 16esimo posto, davanti alle Filippine. Per quanto riguarda le altre potenze di medio livello, Malesia, Vietnam e Nuova Zelanda sono quelle che hanno guadagnato maggiori posizioni, mentre è stabile l’Australia ed in caduta Taiwan.
Fonte: Lowy Institute
Categorie:Cultural care, Economic Risk, Geopolitical Risk, Political Risk